sábado, 12 de setembro de 2009

Entrevista a Anna K. Valerio (da bimestral ‘Storia-Verità’)


img_6268.JPGAnna K. Valerio, dirige la collana delle Edizioni di Ar: “Le librette di controra”; per le Edizioni di Ar, ha pubblicato: Per grazia, con grazia. Nietzsche: una forma di lettura; ha curato la postfazione - “L’ora del lupo” - al libro di Leon Degrelle: Militia; ha curato con Franco G. Freda la versione italiana del libro di Friedrich Nietzsche, L’anticristiano. Imprecazione sul cristianesimo; ha partecipato con un suo saggio - ‘Nella (nulla ) quaestio’ al libro a più mani: Il gentil seme. L’idea di Europa: radici e innesti; per il volume di Cristoforo Andreoli, La politica totale di Pitagora, ha curato la versione italiana (con il testo greco a fronte) dei Versi Aurei pitagorei, e lo scritto “Una chiamata per anime di vetta” sulla ‘vocazione’ pitagorica; per il volume di Chiara Stellati Una ideologia dell’Origine. Franco Freda e la Controdecadenza. ha curato la prefazione, dal titolo: “La misteriosa audacia del radicalismo”; per il volume Lo stile eroico. L’eroismo in Giappone, ha curato la postfazione, dal titolo: “Grazia e sangue”; ha partecipato con il suo saggio: “Coniunctio oppositorum”, alla nuova edizione del volume di Drieu La Rochelle L’agente doppio; ha curato la raccolta degli scritti di Julius Evola apparsi nel periodico ‘Il Conciliatore’, dal titolo: I testi de ‘Il Conciliatore’.
Intervista ad Anna K. Valerio (dal bimestrale ‘Storia-Verità’, ultimo numero)
1. Nell’ambito delle parole che girano attorno all’amore c’è una gran confusione. Tu che sei una filologa classica, aiutaci a fare un po’ di chiarezza. Come definiresti e distingueresti innamoramento, amore, passione ed eros? Ma, di più, come li relazioneresti?

Io sono una totalitaria, una ‘monista’, prima – e molto più - che una filologa. Non so immaginare un amore che non sia insieme passione, innamoramento, eros, incanto, destino, liturgia, inno (durasse il tempo di uno sguardo, di un bacio, di un minuto o di millenni).

2. La nostra è una rivista di storia. Secondo te, cosa vuol dire occuparsi di storia? E’ possibile scrivere la storia? Che tipo di presunzione di verità è possibile per lo storico? Quali i punti di partenza, gli approdi possibili, i limiti invalicabili del mestiere di storico?

Ammiro la vostra pazienza, la vostra minuziosa attenzione al dettaglio e all’insieme dei dettagli, ammiro perfino la vostra presunzione di verità (che pure ritengo fragilissima), ammiro la gravitas, la precisione, la compostezza, il rigore dello studioso di buona volontà. Ma la passione della storia – insieme a quella del gioco degli scacchi e della scienza razionalistica - è credo l’ultima che potrebbe capitarmi di accarezzare nella mia esistenza. Di mese in mese vado dimenticando volti e misure della storia senza rimpianto, e rileggo invece sempre gli stessi libri ‘inutili’, cercando il vaticinio in un aggettivo. Cercando il vaticinio – non la deduzione.

3. Noi, è vero, ci occupiamo di storia. Ma, oltre a chi scrive la storia, c’è chi la storia la fa. Cosa vuol dire fare la storia, esserne protagonista? Tu ti consideri una che sta facendo la storia?

Amerei essere tra quelli che la disfano, che tendono “un agguato alla storia” (magnifica formula di Giovanni Damiano). Non vedo alcun prestigio nella storia, alcun vanto nell’esserne motori (tanto più oggi, in questo panorama!). La storia è fatta dai molti (dai troppi), dalle grandi quantità, dalle masse, dai bisogni e dai bisognosi. E’ l’esito del ritmo di transumanza (da una regione all’altra come da un’ideologia all’altra) delle mandrie accalcate e accaldate. La perfezione è nell’estasi, non nell’esserci (e tantomeno nell’esserci-stati). E’ nell’attimo ‘miracoloso’ in cui i vincoli delle scansioni si sciolgono di fronte allo spettacolo di una suprema bellezza. Ci sono istanti di persuasione in cui la storia, le storie, si rivelano per ciò che sono: sprechi di tempo. Andare incontro alla bellezza che sfugge ai condizionamenti dello ieri e dell’oggi, alla qualità che irride i gioghi della quantità - ecco il “grande anelito”. Ognuno sa quanti moti della propria esistenza perdono improvvisamente peso quando il cuore è sazio dell’istante, conscio della sua bellezza, concentrato sul suo pregio, intento a fissarlo, ad affisarsi. Dateci un’essenza e scorderemo la storia… A meno che la scrittura della storia non sia il romanzo di un’essenza (e perciò ci vogliono gli occhiali e lo zelo, ma anche le Muse).

4) A proposito di chi fa la storia, è necessario distinguere i vari ambiti, in particolare quello politico e quello culturale. Difficile che grandi intellettuali partecipino alla vita politica con successo, oggi più che mai. Perché? Tu vorresti provare un’esperienza politica in senso stretto?

Oh, è davvero impossibile che un intellettuale sia un grande. Queste cocotte dell’erudizione si rivelano, anzi, di una meschinità ripugnante, di una malafede vergognosa. Cortigiani untuosi e versipelle, inconsistenti, vani. Campi di rieducazione: è l’unico spazio che meritano. E io potrei offrirmi volontaria per l’organizzazione e la gestione di essi. Esordirei nell’arena del fare con un’esperienza politica assai igienica!

5) Scegli tre preferiti: un personaggio storico, un politico attuale, uno scrittore.

Franco G. Freda, per tutte e tre le categorie.

6) Che programmi hai per il futuro? Oltre a fare la mamma e ad occuparti delle Librette, hai altri progetti? Divagazioni del pensiero e dell’azione?

Dipende dal futuro, dai casi che imbandirà. Un temperamento nichilista può decidere per il deserto e le locuste, per una vita di polvere e dottrina, come darsi ad aprire una maison di piacere. Si vedrà. Una cartolina, dal paradiso o dall’inferno, comunque, te la mando.

(a cura di Carmelo Ferlito)
Settembre 2008

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